Sabato 9 aprile ore 16:30. Siamo allo stadio dove è in programma la sfida alla corazzata sarda che veleggia verso la A. Mentre i giocatori in campo lottano su ogni pallone, cominciano i primi scrosci di pioggia.
La voce trema ed il cuore batte all’impazzata per quanto sta accadendo all’interno del terreno di gioco ma soprattutto per il timore che l’acquazzone possa costringerci a cambiare i piani. La gara termina con la vittoria del Picchio.
Si festeggia come è giusto che sia per l’impresa che ci avvicina alla salvezza, ma la pioggia aumenta di intensità e con essa cresce la preoccupazione di essere costretti ad un cambio di programma o ancor peggio ad un nuovo rinvio, mentre il telefono inizia a squillare all’impazzata e all’altro capo ci viene rivolta sempre la stessa domanda: “Allora che si fa? E tutto confermato?”. Guardiamo le previsioni del tempo che danno per l’indomani un deciso miglioramento, ma non ci si può fidare più di tanto, Aprile si sa è ballerino e basta poco, una folata di vento in più o in meno per far si che una nuvola se ne vada o resti con il suo carico di acqua pronto a scendere dal cielo. Telefoniamo a Foligno e ci rassicurano. Lì non è piovuto affatto ci dicono, quindi decidiamo di rischiare. La decisione è presa: gita e programma sono confermati, anche se in Ascoli continua a piovere e lo farà per l’intera notte.
Al nostro risveglio il cielo è meno cupo di come lo avevamo lasciato, ci si prepara e si parte pronti a vivere questa per molti di noi inedita giornata primaverile. Mano a mano che ci si avvicina a Foligno il cielo diventa sempre più sgombro di nubi ed in lontananza fa capolino il sole. Dopo due ore raggiungiamo finalmente il campo di allenamento del nostro cavaliere. Massimo è già lì che ci aspetta, in sella ad uno dei cavalli a sua disposizione, pronto alla sessione di allenamento. Ci sistemiamo su un prato ed iniziamo a gustarci le sue traiettorie sicure e la sua precisione al bersaglio. Tra un cambio di cavallo e l’altro uno degli organizzatori, si avvicina al moro e spiega alle giovani leve quale sia il meccanismo che è dietro al suo movimento, come sia stato costruito e come sia stato fissato al terreno. E’ bellissimo vedere con quale attenzione questi bambini seguano ogni sua parola e la luce gioiosa dei loro occhi nell’ascoltarlo.
La sessione di allenamento termina e raggiungiamo la scuderia dove vengono amorevolmente curati i cavalli, visitiamo i box e scattiamo qualche foto ricordo di questa giornata, qualcuno di noi minaccia Big More e le ricorda che quest’anno sarebbe meglio non arrivare secondi altrimenti niente più carote. Lei comoda nel suo box lo guarda, forse pensa che siamo malati, di certo è infastidita per l’improvviso arrivo di tutti questi sconosciuti, ma si presta a qualche carezza ed a qualche foto con lo stesso entusiasmo di un vip intercettato per caso mentre sta andando a fare la spesa.
Massimo le porta la sua razione di avena e lei si ritira a mangiare. Anche per noi è il tempo di mangiare e di lasciare il maneggio: un ultimo saluto a Gubbini, qualche raccomandazione “scaramantica” e poi risaliamo sul bus in direzione Spoleto dove all’interno del parco cittadino facciamo un ricchissimo pic nic con bruschette, carne alla griglia, torte e tanto beveraggio.
Durante il pranzo ci imbattiamo in un curioso personaggio: un venditore di colore dal sorriso contagioso. Non ha nulla da venderci ma ha una grande gioia perché domani (oggi per chi legge) ripartirà alla volta dell’Africa dove la moglie sta per dare alla luce suo figlio. Gli offriamo da bere e da mangiare ma lui non vuole nulla, desidera solo poter condividere con qualcuno la sua emozione. Sta qualche minuto con noi, regala ad ognuno di noi un braccialetto portafortuna, ci dice che basta accarezzarne la placca e desiderare qualcosa perché questa cosa si avveri e poi se ne va in cerca di altre persone cui raccontare la sua storia.
Giunge l’ora di tornare al pullman e di riprendere la via di casa. A far da colonna sonora al viaggio di ritorno, vecchi e nuovi canti dedicati ai nostri colori ed al nostro Massimo e mentre si susseguono i canti inneggianti al nostro “eroe”, chi scrive guarda il braccialetto al polso regalatogli da quello strano omino pieno di vitalità e tra una curva e l’altra accarezza la placca…il desiderio che ha espresso come ogni desiderio che si rispetti non può essere svelato, ma siamo sicuri che voi che leggete lo avete indovinato…
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Pubblicato da Sestiere Porta Tufilla su Lunedì 11 aprile 2016